Ma come si è arrivati a questa definizione?
Torniamo indietro nel tempo fino al 20 a.C e riprendiamo Vitruvio, già citato nel post "CHE COS'E' L'ARCHITETTURA?". Egli afferma, nel suo De Architectura Libri Decem, che l'architetto è colui che possiede sia la preparazione teorica che quella pratica, per questo, per essere considerato tale, deve possedere entrambe le cose. Addirittura l'architetto deve essere preparato in altri campi, come la filosofia, la medicina, l'astronomia, i pareri dei giuristi, la storia.
Abbiamo già detto che il trattato di Vitruvio fu importante per i posteri, ma ebbe fortuna soprattutto a partire dal Rinascimento, in quanto molti fecero riferimento ad esso, come Leon Battista Alberti.
L'Alberti, maggior esponente dell'Umanesimo, segue sì le orme di Vitruvio, ma aggiunge che l'architettura è un'arte che riflette e soddisfa le necessità pratiche dell'uomo, quindi è un'attività civica.
Nei primi 3 libri del suo libro De Re Aedificatoria egli parla dei presupposti dell'architettura, sia di tipo teorico che pratico, dando importanza sia al disegno, che è il tramite tra architettura e matematica, e sia al metodo e ai materiali di costruzione.
Se mettiamo a confronto il frontespizio della Regola delli cinque ordini d'architettura (1562) del Vignola e le Architetture umane di Mario Sironi, artista del '900, capiamo che l'importanza della centralità dell'architetto, consolidatasi nel periodo Rinascimentale, ebbe grande influenza anche nelle epoche successive. Di seguito il confronto:
- IL VIGNOLA: Rappresenta l'importanza dell'architetto ponendolo al centro di un'edicola e con un compasso in mano, il quale simboleggia il controllo che egli ha sul proprio lavoro e sulla propria arte. Ai lati dell'edicola due figure femminili che sembrano offuscate dalla presenza della figura più importante dell'architetto.
- MARIO SIRONI: descrive l'architetto attraverso una serie di iconografie cariche di messaggi, in cui capiamo che per lui l'arte è sempre architettura, una "forza costruttiva" che non solo si occupa del destino degli spazi, ma anche di tramandare il sapere, quindi l'architetto è la personificazione del mito del costruire. Viene sempre raffigurato in uno scenario sobrio ed equilibrato, secondo i canoni classici. La tela che testimonia il fatto che Sironi abbia seguito le orme di Vitruvio, dell'Alberti e del Vignola è soprattutto L'architetto del 1922: lo scenario è decisamente classico, con un'imponente colonna sullo sfondo affiancata da un volume sovrastato da un timpano; come nel frontespizio del Vignola, anche qui l'architetto ha in mano un compasso, simbolo dell'intenzione di voler controllare la sua attività. Il suo sguardo concentrato e pensoso è ancor più simbolo di responsabilità e nobiltà del suo compito.
Mario Sironi, L'architetto, olio su tela, 1922.
Partenope
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